Il primo a parlare dei vizi dell'uomo pare sia stato Aristotele, nel 300 a.C., che li definì gli "Abiti del Male" ma solo con l'avvento del Cristianesimo vennero chiamati "Peccati Capitali". Questi ultimi, sette in tutto, rappresentano degnamente tutti i difetti dell'umanità perché in ognuno di noi sono presenti pur manifestandosi in modi e proporzioni diverse.
L'accidia potremmo definirla il peccato di questo secolo e consiste nella paura di affrontare la vita. I sintomi che contraddistinguono questo peccato sono la noia, l'apatia, l'indifferenza, l'afflizione e volendole dare una connotazione medica, così da rendere più semplice il concetto, potremmo affermare che chi ne soffre (l'accidioso) viene spesso considerato "depresso". I giovani di oggi, per la maggior parte, sono accidiosi.
Non servono molte parole per definire l'avarizia, l'avaro non ha bisogno di particolari presentazioni o descrizioni, lo si riconosce subito perché è sempre l'ultimo a pagare, non offre mai un caffè, dimentica sistematicamente il portafogli a casa, ecc... Mi preme però esprimere una considerazione del tutto personale, chi è avaro nelle cose e nel danaro lo è anche nei sentimenti. L'avaro non è in grado di amare!
Se tutti ci limitassimo al nutrirci lo stretto necessario non peccheremmo di gola ma, purtroppo, le cose non stanno esattamente così, anzi. In coscienza, se dovessi riconoscermi in un peccato, non avrei dubbi il mio è la gola! Ma invoco le attenuanti! I golosi combattono contro tre dei cinque sensi: gusto, olfatto e vista dove il gusto e l'olfatto innescano le zone più primitive del nostro cervello (quelle della ragione) mentre la vista innesca l'istinto di addentare la pietanza prelibata. Di fronte a ciò la volontà ed i buoni propositi possono ben poco ma per non perdere l'abitudine di "mangiare" e godere delle bontà che la nostra amata cucina italiana ci dona, di questi tempi, ci viene incontro la scienza...il farmaco che combatte l'obesità è finalmente realtà! Il principio attivo pare sia la semaglutide e tutte le taglie over ne fanno incetta. In Campania il fenomeno ha dato origine ad un mercato parallelo, il farmaco che normalmente dovrebbe essere venduto con ricetta e controllo medico viene invece commercializzato sottobanco, a prezzi triplicati, perché il risultato è garantito. Improvvisamente buona parte delle persone in sovrappeso è diventata altruista, si prodiga ad accompagnare diabetici ed obesi nei vari nosocomi a sbrigare le faccende di tutti i giorni nella speranza di ottenere in cambio il tanto desiderato e prodigioso rimedio! Viva la Scienza!
La giusta misura, ne troppo poco ne eccessivamente tanto, sarebbe meglio. Il sesso ed il desiderio sessuale rientrano nella normalità per un essere umano ma se si esagera allora cadiamo in questo peccato: la lussuria. Le "passioni", ovvero le esagerazioni, danneggiano di fatto l'uomo sia che vengano vissute sia che vengano represse ma il lussurioso non tiene conto dei sentimenti e considera il corpo, sia suo che del proprio partner, come un oggetto utile ad alimentare l'erotismo. Il lussurioso, fondamentalmente, teme il confronto e non vuole rispecchiarsi nel proprio partner durante l'amplesso e per questo lo "spersonalizza" facendolo vestire e truccare allo scopo di soddisfare e risvegliare l'istinto sessuale primordiale.
Più degli altri mali la superbia ha a che fare, in concreto, con l'identità del soggetto che ne soffre. Il superbo ha bisogno di essere e di sentirsi riconosciuto dagli altri poiché vive il super-io ed è innamorato del concetto di superiorità, vera o presunta che sia, perché è convinto di essere migliore degli altri e non perde occasione per dimostrarlo. Un superbo lo si riconosce subito, oltre che dall'immagine che da di sé, dal fatto che cerca di porsi sempre al centro dell'attenzione.
A tutti sarà capitato di arrabbiarsi per qualcosa a cui si tiene o di reagire ad una aggressione ma quando si parla dell'ira la condizione è ben diversa. L'iracondo lo stato di agitazione e di rabbia si genera a prescindere dalla nobiltà delle motivazioni che le originano. L'ira è quindi percepita come un elemento estraneo al proprio io, qualcosa di extracorporeo, che può impossessarsi di noi in qualsiasi momento facendoci perdere letteralmente il controllo ed il lume della ragione. Lo stesso iracondo, trascorso il momento di ordinaria follia, a posteriori stenta a riconoscersi nel soggetto esagitato che qualche istante prima si era reso protagonista di gesta inaccettabili ed a sua discolpa è solito dire: "mi hanno provocato", "ero una belva", ecc... L'ira altro non è che la rabbia, ossia una delle passioni che animano l'uomo e che dovrebbe indurci a guardarci dentro con attenzione. Solitamente l'iracondo lo si riconosce facilmente perché è permaloso!
Dulcis infundo abbiamo l'invidia che, a mio avviso, è il peggiore di tutti i peccati capitali perché la persona che prova questo sentimento è falsa, senza onore, squallida, opportunista e traditrice. L'invidioso vive perennemente uno stato d'animo ed un sentimento di frustrazione poiché vede nel prossimo qualità o fortune che non gli appartengono e di conseguenza prova astio e risentimento nei confronti di quelli che considera più "fortunati". Per chi crede nell'occulto, o più semplicemente è superstizioso, l'invidioso è in grado di "gettare il malocchio" per il semplice fatto di provare invidia ed augura consapevolmente il male di chi adocchia. Spesso l'invidioso lo si riconosce per il suo essere pettegolo, curioso e doppiogiochista.